“I giovani d’oggi non hanno più rispetto!” 2.700 anni di fesserie e lamentele sui giovani
La lamentela, il più antico killer del carisma
C'è un gesto apparentemente innocente, quotidiano, che può rovinare la nostra autorevolezza più di un errore grammaticale o di una giacca stropicciata: la lamentela.
Lamentarsi è facile. È comodo. Rende subito complici quelli che la pensano come noi e ci dà l'illusione di avere ragione. Ma ha un prezzo altissimo: spegne il carisma. Chi si lamenta troppo:
non ispira;
non guida;
non ascolta davvero.
E tra tutte le lamentele, ce n’è una che spicca per anzianità, diffusione e inutilità: “I giovani d’oggi non sono più quelli di una volta.”
La madre di tutte le lamentele. La più antica e riciclata. Talmente diffusa da essere ripetuta, quasi identica, da oltre 2700 anni.
"I giovani d’oggi non hanno più valori": una storia vecchia di 2700 anni
Questa frase è un classico senza tempo. Ogni generazione ha avuto qualcuno che l’ha pronunciata con aria rassegnata. E non è un'esagerazione: già Esiodo, nel 700 a.C., scriveva:
"Non hanno rispetto per i genitori; sono pigri e amano i discorsi vuoti."
Quindi no, non è una novità. La sensazione che la gioventù sia in declino è antica quanto la scrittura.
Seneca, l'inventore del "Si stava meglio quando si stava peggio"
Nel 49 d.C., Seneca scrive:
"Non viviamo come i nostri padri, e i nostri figli vivranno peggio di noi."
Nemmeno tra terme e banchetti riusciva a vedere qualcosa di buono nella nuova generazione. Forse semplicemente avevano gusti diversi in fatto di retorica e vino.
San Girolamo e la corruzione giovanile
Nel 384 d.C., San Girolamo lamenta:
"I costumi sono corrotti, i giovani sono sfrenati, il rispetto è scomparso."
Eppure, non c’erano social, né musica elettronica. Ma l’allarme morale era già acceso.
Petrarca e i giovani del Trecento
Nel pieno del Medioevo, Petrarca scrive:
"I giovani d’oggi non hanno più alcun senso del dovere, nessun rispetto per l’autorità; vivono solo per il piacere."
Forse il problema non erano i giovani, ma l’ideale del passato con cui venivano confrontati.
Aristotele (forse) e la citazione mai scritta
Una delle frasi più ripetute è questa:
"I giovani amano il lusso, sono maleducati, disprezzano l’autorità, non rispettano gli anziani..."
Viene spesso attribuita ad Aristotele, ma non esiste in nessun testo autentico. È una creazione moderna, probabilmente nata nei primi del Novecento. Ma continua a circolare, perché conferma ciò che molti vogliono sentirsi dire.
E se fosse vero?
D'accordo, facciamo finta per un attimo che abbiano ragione. Che tutti questi giudizi sui giovani siano veri. Anche solo un po’. Mettiamo un peggioramento dell’1% a generazione. Un piccolo degrado costante, come una goccia che scava la pietra. Bene.
A questo punto, oggi dovremmo essere tutti estinti. Invece siamo qui. E non solo: abbiamo fatto un po’ di cosette interessanti.
Se davvero ogni generazione fosse stata peggiore della precedente, la civiltà sarebbe collassata già tanto tempo fa. E invece no. Siamo andati avanti. A volte arrancando, ma spesso con un certo stile.
Il "Kids These Days Effect": cosa dice la psicologia
Nel 2019, gli studiosi Protzko e Schooler pubblicano su Science Advances uno studio sorprendente: la convinzione che i giovani siano peggiori non è fondata sui fatti, ma su una distorsione mentale.
Lo chiamano "Kids These Days Effect".
Se ti consideri molto rispettoso, tenderai a notare nei giovani una mancanza di rispetto.
Se ti ritieni brillante, ti sembreranno meno intelligenti.
Se ami leggere, penserai che non leggano più.
Se ti senti (anche solo nella tua testa) una persona moralmente superiore, finirai per vedere gli altri — soprattutto i giovani — come più superficiali, corrotti o inaffidabili. Succede: quando ti metti sul piedistallo, è facile pensare che tutti gli altri siano più in basso.
In breve, ciò che vedi nei giovani parla più di te che di loro.
Un vecchio cliché che chiamiamo “verità”
Alla fine, quella sui giovani d’oggi non è un’osservazione, né un’analisi. È uno stereotipo. Riciclato, rassicurante, ma sempre uguale. Una maschera logora che chiamiamo verità per non doverla discutere.
Uno di quegli automatismi mentali che sembrano esperienza ma sono solo abitudine.
E come tutti gli stereotipi, dice più su chi lo usa che su chi lo subisce.
Durante il mio lavoro di formatore, entro in contatto con moltissimi giovani: dalle aule delle università a team aziendali pieni di giovani manager. E la verità è semplice: ci sono giovani straordinari e altri meno, come in tutte le generazioni.
Alla fine, l'unica classificazione che mi sento davvero di fare è questa: ci sono belle persone e brutte persone. Tutto il resto è rumore.
Comunicazione efficace e giudizi automatici: cosa c’entra il carisma
Chi ha carisma non giudica in automatico. Non si rifugia nel "ai miei tempi" e non costruisce muri tra generazioni. Una comunicazione davvero efficace nasce da:
ascoltare prima di parlare;
riconoscere i propri meccanismi automatici di giudizio;
sapersi adattare senza perdere autenticità.
Se sei un formatore, un genitore, un manager o un docente, tieni a mente questo: non serve convincere i giovani a essere come noi eravamo. Serve capire come pensano, come parlano, cosa vedono.
Perché nella comunicazione, così come nella vita, non vince chi ha più esperienza, ma chi riesce davvero a uscire dalla propria.